caduta della repubblica di venezia treccani

Cf. Nel 751, col crollo dell'esarcato di Ravenna, le isole lagunari conquistarono l'autonomia. All'indomani del rifiuto veneziano di aderire alla proposta francese, il progetto di piantare l'albero della libertà anche in terra di San Marco prese piede sia presso gli ufficiali dell'Armée d'Italie che negli ambienti governativi di Parigi. Contenuto trovato all'interno – Pagina 527Dalle Origini alla caduta della Serenissima, 8 voll., Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, IV. ... Bilanci generali della Repubblica di Venezia, vol. 65. Di conseguenza nelle lagune i savi ritennero prudente adoperare la parola d'ordine di non "prestarsi a veruna alterazione diplomatica" a vantaggio e non più a danno della Repubblica d'Oltralpe. Va anche tenuto presente che Capello era un ambasciatore alquanto anomalo, in quanto era espressione, secondo Nani, del "partito di quei che fanno la guerra ai ricchi", mentre la maggioranza dei "principaux de la République" apparteneva, come è noto, al "partito dei ricchi" (cf. Come riconosceva un giovane patrizio veneziano in una dissertazione accademica, che aveva finto che fosse uscita dalla penna dei riformatori dello Studio di Padova, a ben vedere Venezia governava le province della Terraferma, sia pure utilizzando il guanto di velluto ῾repubblicano', come se fossero "poco meno che tante provincie suddite in uno Stato monarchico", vale a dire secondo un modulo ῾dispotico' - quello stesso che si era affermato, non soltanto a detta di Nani, in seno al governo e al patriziato della Dominante - che concedeva un'autonomia assai ridotta alle periferie e che in ogni caso non faceva leva sullo "spirito" - veneto o ῾nazionale' che fosse - vale a dire su legami politici sottesi da un'ideologia comune, ma riconosceva i suoi puntelli esclusivamente nelle "leggi" e nell'"interesse" (26), in un potere normativo e in comuni obbiettivi economici che i sudditi non erano in grado di contribuire a definire. Poiché il giorno successivo doveva scadere l'ultimo termine per l'armistizio concesso da Napoleone, dopo il quale i francesi avrebbero forzato il loro ingresso in città, si decise infine di inviare loro i mezzi necessari per trasportare 4.000 uomini, di cui 1.200 destinata a Venezia e il resto alle isole e ai forti che la circondano. 84-85. i decreti del 15, 17 e 18 marzo e i loro allegati, in A.S.V., Senato militar Terraferma, filza 42, soltanto in parte editi in [C. Tentori], Raccolta cronologico-ragionata, II, pp. [C. Tentori], Raccolta cronologico-ragionata, II, p. 173 (tuttavia le cifre non coincidono sempre con quelle presenti nell'originale: cf. WikiZero Özgür Ansiklopedi - Wikipedia Okumanın En Kolay Yolu . Fu soltanto nel luglio 1793, quando fu posta all'ordine del giorno la questione se accettare o meno le credenziali presentate da Noël in qualità di inviato straordinario della Repubblica transalpina, che la Serenissima si permise uno strappo nei confronti della Francia. Ritornò quindi in mani austriache nel 1815 come Regno di Lombardia-Venezia fino alla sua incorporazione nel Regno d'Italia nel 1866. Cf. Gli inviati del Comune provvisorio furono arrestati a Milano e rimandati a casa. Dopo aver chiesto una pausa di riflessione, Donà, Giustinian e Mocenigo, che nel frattempo erano stati raggiunti anche da Pisani, optarono, nella speranza di "portar la pace a Venezia" e di favorire "la riunione delle Provincie", per la prima ipotesi (204). Il dispaccio di Battagia, in S. Romanin, Storia documentata di Venezia, IX, pp. In entrambe le corrispondenze fu sottolineato piuttosto il ruolo del commissario di guerra Antonio Cristoforo Saliceti, di cui si scriveva in una lettera allegata dal residente a Torino al dispaccio del 18 aprile che "tutto il Mondovì sarà fra poco in suo potere". Il generale Sextius Alexandre François de Miollis denunciò gli attacchi subiti da un battaglione di volontari polacchi , intervenuto in uno degli scontri. 170-171, 173 e 179 (il contenuto dell'"eccitamento" di Querini è ricostruito alla luce del discorso tenuto dal senatore sullo stesso tema il successivo 7 settembre). Pur respingendo la proposta di Marc'Antonio Michiel di prevedere a chiare lettere nella ducale quest'ultima ipotesi, i tre quarti dei senatori votarono a favore dell'"assoluta difesa". 157. Repubblica di VeneziaNome completo - Serenissima Repubblica di Venezia Nome ufficiale - Ducatus VenetusLingue parlate - Veneziano e Latino(veneto, friulano, sloveno, bisiaco, ladino, cimbro, lombardo orobico, istriota, romagnolo, istroromeno, albanese, greco, montenegrino, croato, morlacco, dalmata, lingua franca) Capitale VeneziaAltre capitali Eraclea (697-741) - così dice wikipediaMetamauco . A.S.V., Senato militar Terraferma, filza 23). Subito a casa, in tutta sicurezza. 45-49 e S. Romanin, Storia documentata di Venezia, IX, pp. Certo, non tutti i membri del nucleo dirigente condividevano questa visione politica ispirata da un inossidabile orgoglio patrizio. "Un'ombra di sovranità". Quattro giorni più tardi ordinò al generale Charles-Edouard Kilmaine, il comandante militare della Lombardia, di organizzare anche a Verona, Padova, Treviso e Bassano "une municipalité parmi les principaux citoyens" (165) e affidò all'aiutante di campo Andoche Junot l'incarico di presentare al doge (lo farà il 15 aprile davanti al pien collegio) un ultimatum, che gli imponeva "una spiegazione categorica entro dodici ore", di decidere, cioè, se Venezia si considerava in pace o in guerra con la Francia. Ma è con la nascita del ducato veneziano nel 697 che inizia la leggenda della città lagunare. L'11 maggio duemila Francesi comandati dal generale Berthier si erano accostati alle mura di Crema. Mentre i rapporti con la Francia continuavano a correre sui binari della neutralità disarmata, Venezia non cessava di rafforzare le difese della capitale e, soprattutto, armava le vallate e le campagne del Bergamasco, del Bresciano e delle province venete prossime alla Lombardia con l'obbiettivo di riconquistare le città ribelli o, quanto meno, di "impedire li progressi dell'epidemia rivoluzionaria". 572 (= 558), c. 299. Denominazione di origine protetta dei vini prodotti nelle province di Venezia e Treviso, nella regione Veneto. "Rien ne nous empêche [...] de favoriser sans éclat les généreux efforts que ces peuples" (in precedenza erano stati evocati gli abitanti di Bergamo, di Brescia e di Verona) "tenteraient pour recouvrer leur liberté", erano le istruzioni che lo stesso Delacroix dava il 17 novembre al generale Henri-Jacques-Guillaume Clarke, che era stato incaricato dal Direttorio di trattare la pace con l'Impero e di mettere meglio a fuoco la politica italiana della Francia; si riteneva che una volta "admis dans la république lombarde ou devenus ses alliés, ils lui donneraient une force nouvelle" (124). Il 2 giugno il senato "richiamò a Venezia tutta l'Armata marittima del Levante", "fu mandato pressantissimo ordine al General in Dalmazia [...] ed al [...] Capitanio a Capo d'Istria per l'arruolamento di truppe" e "create furono due cariche estraordinarie, l'una di Provveditor generale alle lagune e lidi nella persona" di Giacomo Nani e di "Commissario pagador, che fu appoggiata" a Valaresso; infine il savio del consiglio Battagia e il savio di Terraferma Nicolò 1° Andrea Erizzo furono inviati in missione presso Bonaparte allo scopo di "mantenere [la] perfetta corrispondenza fra le due Repubbliche" (104). Lusso, costumi corotti, e licenziosi". Il divario tra le due componenti concerneva in effetti, oltre la proprietà, anche il potere politico, i livelli e gli stili di vita, il prestigio sociale, le strutture familiari, le pratiche matrimoniali, l'educazione dei figli e il rapporto con la casa e con lo Stato. Copia di lettera scritta dal K. Pesaro al Sig. Il 31 luglio, da parte sua, Napoleone occupò il Castello di Brescia  [ it ] . F. Calbo, Le "Annotazioni", pp. Origini della Serenissima Le isole della laguna vennero abitate sin dal V secolo, quando le popolazioni della terraferma cercarono scampo dalle invasioni di Visigoti e Unni e successivamente dei Longobardi. Se le gazzette - con la parziale eccezione delle "Notizie del Mondo" dirette da Giuseppe Compagnoni - e i periodici politici, una stampa abituata a tenere conto dei desideri del potere, si allinearono ben presto sulle posizioni di Caminer, i giornali letterari conservarono invece più a lungo - come attesta il più influente tra essi, il "Nuovo Giornale Enciclopedico d'Italia" di Elisabetta Caminer Turra - un atteggiamento più o meno favorevole a quegli aspetti della rivoluzione che incarnavano lo spirito riformatore. n.n. Giacomo Nani, Viaggio in Italia, in Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 396, c. 42v. 71. Contenuto trovato all'interno – Pagina 209Le “andate” del Doge di Venezia ai monasteri femminili di San Zaccaria e delle ... Le cerimonie pubbliche continuarono fino alla caduta della Repubblica a ... 78 (= 1083), cc. Di conseguenza il 20 maggio i francesi denunciarono l'armistizio e ripresero le ostilità. [C. Tentori], Raccolta cronologico-ragionata, II, p. 227. in Mario Brunetti, Un responsabile della caduta della Repubblica? Contenuto trovato all'interno – Pagina 20435 Giuseppe Bistort, 'Il Magistrato alle Pompe nella Repubblica di Venezia. ... in Storia di Venezia: Dalle origini alla caduta della Serenissima, ed. Tali preferenze erano ben fondate, poiché i francesi procedettero a un completo saccheggio di Venezia e al furto o all'affondamento dell'intera marina veneziana e alla distruzione di gran parte dell'arsenale veneziano , una fine umiliante per quella che un tempo era stata una delle più potenti flotte. In ogni caso non sembra che prima della conclusione di un armistizio con gli Austriaci il generale in capo dell'Armée d'Italie abbia pianificato, facendo leva sulla tenaglia della democratizzazione della Terraferma e dell'intesa spartitoria con Vienna, la caduta della Repubblica marciana. IV. ser., 25, 1913, p. 317 (pp. Battagia affermò in tale occasione che "non conveniva in minima parte alterar le cose, mentre nello stato attuale si poteva esser contenti": in questo modo si era riusciti ad evitare i pericoli "nelle variazioni" e si era "dimostrata fermezza di non volersi mescolare nelle attuali turbazioni, ripulsando" tutti gli inviti ad aderire alla lega italica. Il 9 maggio l' arciduca Ferdinando , governatore austriaco di Milano, si ritirò con la famiglia a Bergamo , in territorio veneto. Contenuto trovato all'interno – Pagina 58Ma furono due le principali cause che determinarono l'impoverimento del Veneto negli anni seguiti alla caduta della Repubblica : il peggioramento climatico ... In Venezia, pattuglie notturne composte da bottegai e garzoni, e comandate da due patrizi e due borghesi ( cittadini ), per mantenere l'ordine e la sicurezza. La Repubblica cadde non appena l'esercito tedesco abbandonò l'Italia, nell'aprile del 1945. Che negli Usa come da noi si . 111-112. Contenuto trovato all'interno – Pagina 467... tredici legislature del Regno, Editrice A. Paoliki, 1880 • Senato della Repubblica • Statistica della Provincia di Venezia, 1870 • Treccani Enciclopedia ... su Venezia in particolare Mario Infelise, Gazzette e lettori nella repubblica veneta dopo l'Ottantanove, in L'eredità dell'Ottantanove e l'Italia, a cura di Renzo Zorzi, Firenze 1992, pp. Anche perché sollecitate dagli emigrati francesi le stamperie veneziane pubblicarono in quell'anno alcune opere più o meno critiche nei riguardi della rivoluzione. Solo con grande difficoltà le autorità veneziane riuscirono ad impedire prima agli austriaci del generale Kerpen, e poi ai francesi inseguitori di Berthier , di passare per Crema . Bonaparte "o per naturale tacciturnità o per volontaria dimostrazione di mal umore e forse ancora per stanchezza delle sofferte fatiche stette serio e pensieroso" e, quando prese la parola, lo fece unicamente per acquisire una serie di informazioni utili ad un generale. Al termine del suo mandato, Genova divenne comune autonomo, retto inizialmente dal suo Vescovo e, successivamente, da un ordinamento comunale che traeva la propria origine dall'associazione . Mentre i capi del Comune provvisorio tentavano di resistere, inviando ambasciatori a Parigi, l'attività degli agenti austriaci e del deposto patriziato apriva già la strada all'occupazione austriaca. In ogni novità vedevano il loro naufragio". Queste "opportune disposizioni" - avrebbe spiegato lo stesso Bonaparte a Battagia il 23 luglio a Desenzano - erano state prese "non tanto per ridurre inutili tutti gli sforzi degli Austriaci", "ma per essere in istato di farsi padrone di tutta la Veneta Terra Ferma" in modo da poter "levare" direttamente "delle contribuzioni pesantissime". A. Balbi, Osservazioni storico-critiche, pp. Cf. Mentre gli strati medi e superiori del patriziato da una parte concepivano il servizio dello Stato come una sorta di potlatch, che li costringeva a sacrificare sull'altare dei pubblici interessi il privato - dai beni alla famiglia e, fino a poche generazioni prima, alla stessa vita - e dall'altra ubbidivano di regola al cosiddetto "spirito di famiglia", una ῾ragione di casa' che prescriveva la conservazione ad ogni costo dell'unità familiare in modo da evitare una frantumazione del patrimonio, che ne avrebbe abbassato il livello di vita e soprattutto compromesso il rango politico e sociale, la ῾plebe' patrizia si aspettava invece dallo Stato che la impiegasse in reggimenti o in altri incarichi ῾di guadagno' o che le destinasse delle ῾provvidenze' per consentirle di tirare avanti alla meno peggio e, priva o quasi com'era di beni al sole e di regola anche di un'abitazione stabile, viveva alla giornata senza preoccuparsi dei destini di aggregati familiari di per se stessi assai instabili. Il 25 marzo però i rivoluzionari lombardi occuparono Salò , seguiti il ​​27 marzo da Crema, dove il giorno successivo proclamarono la Repubblica di Crema . Sulla crisi militare veneziana cf. Dispaccio del 18 dicembre 1793 dello stesso Capello, all'epoca ambasciatore a Roma, agli inquisitori di Stato edito in S. Romanin, Storia documentata di Venezia, IX, p. 340. 80. Tale espansione e la difesa dei domini orientali contro i turchi furono per la R. di V. i due maggiori impegni fino agli inizi del 16° secolo. 37-38, che rettifica, nella forma, a mio avviso, non nel merito, la ricostruzione di Calbo. Sono un giornalista, blogger, autore di saggi e presidente del Trevignano FilmFest, sposato con due figli. La mattina del 13 maggio, sempre a nome del Serenissimo Principe, e con il consueto stemma di San Marco, furono emanati tre bandi, che minacciavano di morte chiunque avesse osato insorgere, ordinando la restituzione alle Procuratie degli oggetti di valore saccheggiati, e infine riconobbe i capi giacobini come meritevoli della patria. Formalmente fu disciolta il 29 . in questo volume il saggio di G. Scarabello. Naturalmente la "faiblesse" costituiva una garanzia nella misura in cui era tutelata dalla balance of powers internazionale, dall'equilibrio tra le "vastes Monarchies". Il patriziato veneziano e la caduta della Repubblica, in L'eredità dell'Ottantanove e l'Italia, a cura di Renzo Zorzi, Firenze 1992, p. 351 (pp. La Francia non solo si era arrestata sull'orlo del "totale sfasciamento", ma tra l'autunno e l'inverno i suoi eserciti erano passati all'offensiva riconquistando Tolone (e quindi riaffacciandosi prepotentemente sul Mediterraneo), schiacciando le più pericolose rivolte interne e ricacciando i nemici sulla linea delle cosiddette frontiere naturali. I patrizi più autorevoli quali Pesaro e Valaresso si erano defilati: alla terza votazione il cerino acceso era rimasto nelle mani di Foscarini, vale a dire di colui che in qualità di savio in settimana aveva proposto la carica straordinaria, un tipico prodotto di una selezione del personale di governo imperniata sulle case (era un nipote del celebre doge Marco) più che sugli individui e comunque privo di una qualsiasi competenza militare. 55. A Traù furono saccheggiati i beni dei filorivoluzionari, mentre a Sebenico (oggi ibenik , Croazia ) fu assassinato l'agente consolare francese. A.S.V., Senato militar Terraferma, filza 46 e, per la ducale remissiva del 22 aprile, [C. Tentori], Raccolta cronologico-ragionata, II, pp. IV. La situazione a Brescia era ancora calma e sotto il controllo di Battagia, così come di Crema, dove raccomandarono il rafforzamento della sua guarnigione. McClellan, Venice and Bonaparte, p. 99. Cf., a titolo esemplificativo, i dispacci di Foscarini al senato nrr. Cronologia degli eventi e caratteristiche della Serenissima nella fase di massima . 16-24. In tal modo la Repubblica sperava di accelerare la rapida conclusione di quel conflitto, con la concomitante partenza delle truppe d'occupazione francesi, e di assicurarsi una certa libertà d'azione contro i rivoluzionari lombardi. Anche questa volta il governo veneziano non reagì affatto ad un'agghiacciante notizia accreditata anche da altre fonti. Nello stesso tempo le province cominciarono a ribellarsi all'autorità del Comune di Venezia, cercando di istituire proprie amministrazioni, mentre l'aumento del debito pubblico, non più sostenuto dalle entrate dei suoi possedimenti, la sospensione delle rendite bancarie, e le altre misure fiscali, spingevano parte della popolazione a forme di insofferenza sempre più manifeste. 117. S. Romanin, Storia documentata di Venezia, X, p. 23. A Venezia più ancora che nella Terraferma le classi popolari rimasero estranee, quando non furono decisamente avverse, ad un progetto rivoluzionario, che del resto prima dell'occupazione francese dei territori della Repubblica trovò ben pochi fautori anche negli ambienti (nobiltà di Terraferma e intellettualità ῾progressista') più disponibili ad accogliere le nuove idee libertarie. 113. Cf. 8, 21 e 24, Verona 26 maggio, 4 e 6 giugno 1796, in A.S.V., Senato, Dispacci Provveditori generali in Terra Ferma, filza 160. 5-51. Il 20 aprile, anche se il divieto di navi da guerra straniere che entrano nel Laguna di Venezia era stato recentemente ribadito, i francesi fregata Le libérateur d'Italie  [ it ] ( trad. "Qual fu la disperazione e lo sbalordimento del continente", "quando scoperse che il prezzo de' suoi sacrifici o volontari o coati era convertito in tutt'altro oggetto che a quello della sua difesa": non ci si doveva meravigliare se "l'uomo" - nella fattispecie soprattutto il nobile lombardo - "per quanto [...] avvilito dall'abitudine della schiavitù si [fosse] precipita[to] con trasporto a baciar la destra che spezza[va] le sue catene" (138), si fosse schierato, in altre parole, con i Francesi. 18. 101. Consulta nera citata sopra alla n. 57. (93). "Non voglio Senato", aveva statuito colui che aveva minacciato di diventare "un Attila per lo Stato Veneto" (193) e i savi del consiglio decisero di non convocare più il senato e di trasferirne di fatto i poteri ad una conferenza di quarantadue membri, comprendente la signoria, la consulta dei savi attuali e dei savi del consiglio usciti, i capi del consiglio dei dieci e gli avogadori di comun. Contenuto trovato all'interno – Pagina 208Beltrami , D. 1954 Storia della popolazione di Venezia dalla fine del secolo XVI alla caduta della Repubblica , Longo e Zoppelli , Treviso . Da parte loro gli inquisitori intensificarono la vigilanza sulla stampa filorivoluzionaria, sugli stranieri sospettati di condividere la "venefica dottrina" e sui partigiani veneti dell'assemblea: non a caso il budget a loro disposizione aumentò, nel biennio 1791-1793, di quasi la metà rispetto a quello degli anni ῾normali'. 1797), che segnò la fine della Repubblica di Venezia. 163. 112. ], Memoria, p. 243. Il consiglio passò quindi all'esame delle richieste francesi, avanzategli da alcuni giacobini veneziani, che prevedevano l'abdicazione del governo in favore di un Comune Provvisorio di Venezia  [ fr ] ( Municipalità Provvisoria di Venezia ), la piantumazione in Piazza San Marco di un albero della libertà , lo sbarco di un contingente di 4.000 soldati francesi e il passaggio di consegne di alcuni magistrati che avevano sostenuto la resistenza. Lippomano a Querini, Venezia 22 aprile 1797, in Lettere familiari (cf. Di "impero delle circostanze" parla l'inviato piemontese Carlo Bossi in un dispaccio del 5 maggio 1797: cf. Tuttavia, stando al resoconto di Contarini, i due corsi recitarono in questa occasione parti diverse, ancorché complementari. La caduta dell'antica Repubblica di Venezia fu il risultato di una sequenza di eventi che seguirono la Rivoluzione francese ( Caduta della Bastiglia , 14 luglio 1789), e le successive guerre rivoluzionarie francesi che contrapposero la Prima Repubblica francese alle potenze monarchiche d'Europa , alleato nella Prima Coalizione (1792), in particolare in seguito all'esecuzione di Luigi XVI di Francia il 21 gennaio 1793, che spronò le monarchie d'Europa alla causa comune contro la Francia rivoluzionaria. In ogni caso secondo Battagia le scelte della Repubblica non dovevano essere decise in base a sentimenti e risentimenti ideologici, ma alla luce di un calcolo spassionato, che riconoscesse nella "giusta probabilità" l'unico criterio razionale nelle "cose umane". Il Leone di San Marco, il ferro da gondola, il Bucintoro…. Guerra tra la Spagna e l'Inghilterra che non progredì". 49-50. ◆  Nel 2011, infatti, i controlli totali delle fiamme gialle furono 6. serenìssimo agg. L'esecuzione del piano di Bonaparte non incontrò ostacoli nel governo veneziano. in Europa. 26-34). Anche se o, meglio, proprio perché si rifiutò di accogliere i reiterati inviti di Vienna di aderire alla coalizione antifrancese (l'ultimo di essi fu respinto il 17 novembre 1792), la Repubblica si guardò bene dal negare agli Austriaci una serie di concessioni, che l'agganciavano, di fatto, al carro imperiale e che quindi erano destinate quanto meno ad irritare Parigi e ad indurre quel governo a considerare la neutralità marciana una maschera ipocrita. La polarizzazione era talmente marcata che non sembra eccessivo fare riferimento a due corpi aristocratici veneziani retti da sistemi ideologici che, se presupponevano - va da sé - uno zoccolo comune di storia e di tradizioni, di usi e costumi, di miti e di riti, erano per altri aspetti radicalmente distanti l'uno dall'altro. Summari consulte sugl'affari della rivoluzion di Francia e conseguenze all'Italia, in Venezia, Biblioteca Querini Stampalia, ms. it. La caduta della Repubblica di Venezia fu una serie di eventi culminati il 12 maggio 1797 che portarono allo scioglimento e allo smembramento della Repubblica di Venezia per mano di Napoleone Bonaparte e dell'Austria asburgica .. Nel 1796, il giovane generale Napoleone era stato inviato dalla neonata Repubblica francese per affrontare l'Austria, come parte delle guerre rivoluzionarie francesi . Il povero provveditore generale ubbidì all'ordine perentorio del "giovine generale ebbro di ambizione e di gloria": "fu accolto", come avrebbe riferito Lippomano a Querini, "con tutto il disprezzo, e ricevé le dichiarazioni di tutto il risentimento verso li Veneziani che chiamò suoi nemici perché amici di casa d'Austria, perché finti neutrali, e per il trattamento fatto al conte di Lilla, e per gli emigrati, e per l'occupazione di Peschiera, tollerata e non impedita, dagli Austriaci". Le polemiche su giornali e social rispecchiano uno scontro culturale. F. Calbo, Le "Annotazioni", p. 261; [Id. Il mercadante è indolente e specula solo i propri vantaggi. 365-366 (dove però si anticipa al 1798 la morte di Piero Donà, avvenuta in realtà nel 1799). Serenissima Repubblica di Venezia (in lingua veneta Serenisima Republica de Venesia) è il nome di un antico stato indipendente la cui capitale era la città di Venezia.Nota anche con il semplice appellativo di Serenissima o con i nomi di Repubblica di San Marco e Repubblica veneta, includeva gran parte dell'attuale Italia nord-orientale, nonché gran parte delle coste orientali e delle isole . il trattato nell'appendice di [F. e P. Donà], Esatto diario, pp. Venezia doveva invece puntare ad un'amministrazione ordinata e tranquilla, che le avrebbe consentito, tra l'altro, di mascherare la sua impotenza nei riguardi della Terraferma. Il 6 maggio Querini aveva assicurato il senato "dietro li discorsi che d'alcuno del Direttorio vennero fatti" che poteva "esser tranquillo per li sovrani suoi riguardi" e che non doveva "temere che dall'Armate Francesi non sia per essere esattamente rispettata la sua neutralità e che li di lui sudditi non sieno per mantenersi, com'è di ragione, imuni da tutte le calamità di così disastrosa guerra", "una lusinga di riguardo alla neutralità veneta" che - commentava amaramente Lippomano - i "discorsi" di Saliceti e di Bonaparte, le "circostanze" e i "fatti" che avevano accompagnato e seguito l'ingresso dei Francesi nei Domini marciani si erano incaricati di smentire.

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